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Oltre il mare… Nostalgia. Di Valentina Sulas

Sabato 17 novembre al Circolo Culturale Amicizia Sarda, alle ore 18.30, spettacolo teatrale “Oltre il mare… Nostalgia” di Valentina Sulas: autrice, regista ed interprete dello spettacolo.

OLTRE IL MARE – NOSTALGIA

“La vita è ciò che facciamo di essa, e i viaggi sono i viaggiatori” Fernando Pessoa.

Un progetto che esplora storie di partenze e di ritorni, di attesa, di nostalgia, di nuove vite. In una vecchia casa, una donna si guarda intorno mentre i ricordi si affollano; si ricostruisce una storia di uomini e di donne che hanno lasciato la loro terra, la loro isola, portandosi dietro tradizioni antiche. La nipote legge, sogna, racconta.

Ispirato dalle voci più belle e suggestive della letteratura e della poesia mondiale e da testi inediti, lo spettacolo si sviluppa con leggerezza alternando dolcezza, ironia, suggestioni esotiche, incursioni nel comico.

Il testo è il risultato di una ricerca su Grazia Deledda, Milena Agus, Isabel Allende, Charles Baudelaire, Josef Conrad, Fernando Pessoa, Kostantinos Kavafis, D.H Lawrence e altri.

L’attrice, Valentina Sulas, racconta il viaggio e le sue mille sfaccettature: viaggio come sogno; viaggio come allegria, come nelle vacanze al mare da bambini; viaggio per l’amore; viaggio dentro se stessi, viaggio e nostalgia, viaggio di chi non parte ma rimane a casa ad aspettare, viaggio verso una nuova vita, viaggio di chi si lascia tutto alle spalle.

La durata dello spettacolo è di circa 50 minuti.

Valentina Sulas è un’attrice affermata nei teatri d’Italia, ha fatto diverse apparizioni nel cinema, riuscendo ad avere successo in entrambi i campi.

Si adatta in maniera molto flessibile ai ruoli teatrali o cinematografici apprezzando differenze ma anche similitudini tra i due modi di recitare, il primo un pò più crudo ed immediato e con poco spazio per gli errori, ed il secondo più attento al dettaglio, confezionato in maniera più rilassata in post-produzione.

Valentina Sulas è nata a Cagliari il 27 febbraio 1974. Da anni porta avanti una ricerca sulla contaminazione tra le arti, in particolare sull’interazione fra la recitazione e la musica dal vivo, con collaborazioni con musicisti e artisti.

È attrice e conduttrice di laboratori teatrali. Spaziando tra molteplici generi: prosa, teatro corporeo, teatro danza, teatro ragazzi, performance, letture recitate.

Ha collaborato con diverse compagnie teatrali, tra le quali Salto del Delfino TeatroStudio, Theandric, Teatro Nonviolento, Caranas 108, Associazione Figli d’Arte Medas, Actores Alidos, Ḉaika, La Quinta Mobile, Maccus.

Dice di se stessa “Recitare È La Mia Vita”.

Tra i suoi lavori teatrali più importanti, ricordiamo:

“La madre del prete”, presentato con successo all’Edinburgh Festival Fringe di Edimburgo, ovviamente in inglese, “The Mother of the Priest”, ospite inoltre al Festival MISFF Montecatini.

 

“Sa Reina”, premiato come Miglior drammaturgia emergente al concorso “La riviera dei monologhi 2016”.

 

Nel cinema, ha recitato in Una piccola impresa meridionale di Rocco PapaleoHappy Days Motel di Francesca StaaschModa Mia di Marco PolliniIl peccatore di Francesco Trudu.

È interprete di corti, videoclip, serie web, tra cui “Arcadia” di Tore Iantorno Asta, “Looped mind” di Maurizio Corda.
Rivista Donna l’ha intervistarla, per capire meglio il personaggio e la sua personalità.

Ciao Valentina e benvenuta su Rivista Donna!

Come nasce la tua passione per il teatro e la recitazione?

La passione per il teatro mi accompagna sin da piccola, dalla mia adolescenza.

Il mio primo contatto con il teatro fu un laboratorio di teatro corporeo a Cagliari a 14 anni, e subito coprii di amare questo mondo, che mi dava piena libertà di espressione senza quasi canoni o limiti, il palco è un mondo dove non c’è competizione o sfida, dove ognuno ha il suo stile e genere e si esprime con la maniera che ritiene più appropriata ed interessante, facendo subito il ruolo.

Fu amore a prima vista, insomma.

 

Come sei riuscita a fare del teatro il tuo lavoro? Quali sono state le difficoltà all’inizio?

 

Ovviamente gli studi e l’educazione avevano priorità per me e fino alla laurea (in letteratura e lingue straniere), il teatro fu solo un hobby, che presi comunque seriamente e con amore.

All’inizio della mia carriera ovviamente il teatro non fu l’unica fonte di sotentamento e dovetti affiancare questo a lovori più convenzionali, mai dimenticando però qual’era il mio obiettivo principale. Recitare.

A poco a poco il lavoro aumentava ed ho potuto lasciare gli altri impegni per potermi finalmente dedicare a tempo pieno all’amore della mia vita: il teatro.

Iniziai a condurre dei laboratorimteatrali e a lavorare continuativamente nel “teatro Ragazzi”, cioè in spettacoli rivolti ai bambini e alle scuole.

 

Quando è stata la tua prima volta sul palco?

A circa vent’anni, collaborando con il laboratorio teatrale curato da Marinella Manicardi, organizzato da Gaetano Marino a Quartu Sant’Elena (CA), una bellissima ed emozionante esperienza.

 

Quando devi recitare una parte, come ti immedesimi nel personaggio? Come lo fai tuo?

Mi piace tantissimo la ricerca sul personaggio, l’analizzare il testo ed il carattere di colei che andrò ad interpretare, per potermi così immedesimare in maniera “naturale” e simbiotica col personaggio, diventando tale per tutta la durata della performance.

Facendo questo lavoro di ricerca infatti ti immedesimi nel personaggio così a fondo che hai la libertà di esprimerti come se fossi tu stesso quella persona, non semplicemente l’attore che la rappresenta-

 

Quale è la differenza tra la recitazione teatrale e quella televisiva a parer tuo?

Sono due mondi simili ma diversi tra loro.

Nel teatro puoi esprimerti con diversi linguaggi, usare il corpo, il movimento, la danza e sperimentare modi diversi di usare la voce.

Devi rendere vivo tutto ciò che fai perchè, al contrario del cinema, spesso il pubblico è troppo lontano per notare l’espressione del viso ed i dettagli di scena, quindi si tende ad enfatizzare ed “esagerare” un pò gesti e toni, per raggiungere tutta la platea.

Nel cinema, tra dettagli e montaggio, c’è un occhio più attento al dettaglio, quindi la maniera di recitare in teatro risulterebbe eccessiva e troppo impattante per la telecamera, di conseguenza ci si deve ridimensionare ed adattarsi a recitare in maniera meno “eclatante”, meno forzata e più vicina alla realtà quotidiana.

Sono due bellissimi modi di esprimersi, ed io li adoro entrambi.

Il teatro però mi ha dato una gratificazione maggiore a livello personale, perchè sono riuscita,  grazie a Marco Parodi e alla “Fabbrica Illuminata“, a mettere in scena degli spettacoli scritti da me, grazie alla fiducia e sostegno di queste persone meravigliose.

In teatro mi esprimo anche come autrice, e ho curato l’adattamento scenico di monologhi.

Uno dei lavori a cui tengo di più è “The Mother of the Priest”, un monologo liberamente tratto da un romanzo di Grazia Deledda, che ho presentato in lingua inglese al Festival Fringe di Edimburgo ottenendo un bel riscontro da pubblico e critica.

Ne ho curato regia, adattamento scenico e ne sono interprete. In lingua italiana lo sto distribuendo grazie alla fiducia ed il supporto della “Fabbrica Illuminata“ e del direttore artistico Marco Parodi, e stiamo avendo già dei risultati positivi, iniziando da Milano, Pisa e così via. Una grandissima soddisfazione per me e tutto lo staff.

 

A cosa ti stai dedicando al momento?

Sono stata scritturata per una produzione teatrale importante di Mab Teatro, per la regia di Daniele MonachellaTitu Andronicu: sa mudadura : una riscrittura ed elaborazione del “Tito Andronico” di William Shakespeare, in lingua sarda; uno spettacolo che coinvolge ben 15 attori e tanti ottimi professioni dietro le quinte.

Il debutto sarà a Sassari il primo aprile, a Cagliari il 4 al Teatro Massimo.

Uno spettacolo del quale vado orgogliosa e al quale consiglio assistiate. Sono nelle sale invece con il film “Moda Mia”, per la regia di Marco Pollini: la storia di un ragazzino sardo che lotta per realizzare il suo sogno di lavorare nella moda, nonostante le difficoltà e una famiglia che non lo comprende. Io interpreto un’insegnante che lo supporta e lo sprona, e che lo aiuterà a mettersi in gioco.

 

Valentina non smette mai di sorridere e si vede che il teatro e la recitazione sono davvero le cose per le quali vive e che la fanno stare bene, in pace con sè stessa ed il mondo che la circonda.

E’ una persona calma, serena e piena di energia allo stesso tempo, alla quale non possiamo che augurare grandi successi e soddisfazioni nella vita, tutte pienamente meritate.

Interviste by Rivista Donna – 13 marzo 2017

Emanuele Taìno Foddai

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