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I Giganti devono restare a Cabras.

Mont'e Prama. tipologie di statue

La guerra degli Eroi di Mont’e Prama con la Soprintendenza di Cagliari

La storia. Per puro caso, durante l’aratura dei campi, nel 1974, due agricoltori portarono in superficie la testa di una statua.

Aveva una foggia inusuale: occhi circolari a doppio cerchiello, naso diritto e bocca ridotta ad una semplice incisione.

I due contadini non potevano immaginare che sotto ai loro piedi giaceva da circa tre millenni una necropoli di epoca fenicia.

Il luogo dove venne ritrovato il reperto si trova nella penisola del Sinis tra la spiaggia di Mari Ermi e lo stagno di Cabras (OR), Sardegna centro-occidentale, alla base di una collina denominata Mont’e Prama, lungo la strada che da San Salvatore conduce a Riola Sardo. Ai piedi di quel colle, una volta sorgeva l’antica e fiorente città di Tharros dedita agli scambi commerciali con altri popoli del mediterraneo in particolare fenici.

La datazione dei reperti, secondo l’archeologo Giovanni Lilliu, potrebbe essere tra il IX e l’VIII secolo a.C o addirittura dal XIII secolo a.C, ipotesi che posizionerebbe le statue di Mont’e Prama fra le più antiche tridimensionali isolate dallo sfondo del bacino mediterraneo, in quanto antecedenti alle statue della Grecia Antica, dopo le sculture egizie.

Nelle diverse campagne di scavo, la prima dal 1975 al 1979, la seconda nel 2014 e la terza dal 2015 al 2016 vennero utilizzate apparecchiature denominate georadar di avanzata tecnologia che consentono di sondare il sottosuolo fino a 3 metri di profondità, capaci di individuare reperti delle dimensioni di pochi centimetri.

L’area è circondata da numerose rovine nuragiche, la scoperta potrebbe essere ciò che affiora da un villaggio.

I Giganti di Mont’e Prama sono sculture scolpite in arenaria gessosa del luogo e la loro altezza varia tra i 2 e i 2,5 metri. A oggi, con l’utilizzo di una parte dei 5.178 frammenti, sono state ricostruite 28 statue rappresentanti Arcieri, Spadaccini e Lottatori.

I lottatori indossano un gonnellino e sono a torso nudo; proteggono la testa con uno scudo tenuto dalla mano sinistra posta alla sommità del capo, mentre la mano destra, protetta da un guanto, regge l’altro lato dello scudo. Gli arcieri, indossano una corta tunica e una protezione sul petto, portano un elmo a due corna sulla testa da cui spuntano lunghe trecce; il braccio sinistro, protetto da una guaina e da un guanto, tiene un arco. Il braccio destro ha avambraccio e mano protesi in avanti. Le gambe sono protette da schinieri.

La presenza di frammenti non riconducibili alle iconografie descritte ha suggerito la possibilità che vi siano altre figure di guerriero tra cui quella connotata dalla presenza dello scudo. Quasi certamente il modello di riferimento furono i bronzetti figurati della civiltà nuragica, dei quali le statue in pietra riprendono abbastanza fedelmente i personaggi e gli stilemi.

Presso l’area di Mont’e Prama furono trovati anche 6 Betili, pietre a cui si attribuiva una funzione sacra, la cui altezza è variabile da 1 a 1,45 metri indicanti probabilmente il luogo di sepoltura di persone importanti. I betili, scolpiti nell’arenaria, sono del tipo cosiddetto Oragiana, cioè di forma troncoconica con incavi quadrangolari poco sotto il colmo. Allo stato attuale degli studi sulla civiltà nuragica, si ritiene che la necropoli di Mont’e Prama possa aver costituito lo spazio funerario riservato ad un gruppo familiare dominante nella società nuragica della Prima età del Ferro.

Sono venute alla luce anche 44 tombe coperte da lastroni di arenaria allineate su un unico filare da sud a nord. A ridosso delle tombe si riconosce un tratto di strada cerimoniale con lo stesso orientamento e con accanto una strada pavimentata.

Una decina di sepolture sono a cista litica quadrangolare e altre a pozzetto circolare, scavate nel terreno, con un diametro da 60 a 70 centimetri e una profondità dai 70 agli 80. Gli individui sepolti, in posizione seduta o inginocchiata, appartengono ad entrambi i sessi e sono tutti in età adulta.

Sono stati inoltre individuati 16 modelli di nuraghe: 3 esemplari sono riferibili a monumenti complessi quadrilobati, 5 polilobati, e 8 mono lobati o a torre singola.
La musealizzazione. La Soprintendenza Archeologica di Cagliari vuole trasferire due giganti, due modellini di nuraghe, uno dei quali ritenuto tra i più preziosi mai ritrovati in Sardegna ela rimanenza dei frammenti non utilizzati per la ricomposizione delle 28 statue, nei laboratori di Calamosca per un’operazione di restauro considerata urgentissima.

No al restauro degli eroi in trasferta. Il Sindaco di Cabras è d’accordo sul restauro ma in loco, i suoi cittadini lo sostengono fermamente. Alla richiesta della Soprintendenza di mettere a disposizione le sale del museo per la visita di un team per valutare i reperti da sottoporre a restauro presso i laboratori di Calamosca, il Sindaco risponde con un’ordinanza di chiusura del museo per i possibili danni che potrebbero essere provocati durante la visita.

Sono dovuti intervenire i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio (NTC) della Sardegna che hanno tenuto fuori dai cancelli la Soprintendente Maura Picciau e la sua delegazione; I Carabinieri, per autorizzare l’accesso chiedono alla Soprintendenza una dettagliata relazione sui materiali che la stessa intende trasferire per il restauro. Sarà la Procura della Repubblica a valutare se vi siano dei reati.

Intanto la cittadinanza di Cabras si mobilita ritenendo che si tratti di un esproprio, di uno scippo. Insieme al popolo di Cabras hanno aderito alla protesta decine di sindaci ed amministratori dei Comuni limitrofi e tanti cittadini dell’area del Sinis.Perfino alcuni supermercati hanno raccolto l’idea lanciata da un punto vendita di Cabras in cui si chiede ai dipendenti degli altri supermercati di rimanere immobili per novanta secondi in contemporanea con l’inizio di un sit-in programmato presso il museo.

Il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, dopo il restauro, intenderebbe accentrare tutti i reperti di Mont’e Prama presso la sua sede offrendo così la lettura delle statue all’interno del disegno complessivo dell’archeologia sarda e mediterranea.

Il progetto “Sistema Museale di Mont’e Prama” presso il Comune di Cabras invece ha terminato i lavori di ampliamento del Museo Civico Giovanni Marongiu per poter riunire il complesso statuario nella sua sede all’interno di un percorso in cui verrebbero approfonditi il contesto della scoperta, il luogo e le condizioni di rinvenimento che attraversi tutta l’archeologia del Sinis.

La questione è ora sul tavolo del Ministro Dario Franceschini che firmò, nel 2017, un accordo fra Ministero, Comune e Soprintendenza in cui parlava di restauro in loco.

  • Salvatore Deidda, deputato di F.d’I.: “E’ veramente sconfortante leggere dello scontro fra Sovrintendenza e Comune in una contrapposizione che il Ministro Franceschini avrebbe dovuto evitare con una mediazione”.
  • Cristian Solinas, Governatore della Regione Sardegna: “i lavori di restauro possono diventare un’ulteriore attrattiva e un valore aggiunto se eseguiti a Cabras, una preziosa opportunità di ripartenza turistica in un momento tanto delicato. È tempo che la Sardegna valorizzi le sue immense ricchezze archeologiche, un quinto dell’intero patrimonio nazionale, testimonianza di una civiltà che ha preceduto di molti secoli quella romana“.

Adalberto Garippa, 01 marzo 2021.

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