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Treviso – Conferenza: I Fenici e i Cartaginesi in Sardegna

Emergenza Alluvione in Sardegna

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FENICI  E  CARTAGINESI  IN  SARDEGNA

I fenici e i Cartaginesi in SardegnaI Fenici nascono come popolo, ma non come entità politica, agli inizi del XII secolo a.C., come conseguenza dei rivolgimenti politici e sociali provocati nell’area del Vicino Oriente dall’invasione dei cosiddetti Popoli del Mare.

Fin dagli albori della navigazione antica, la Sardegna fu meta e crocevia di commerci grazie alle sue rilevanti risorse naturali.

A iniziare dal quinto millennio a.C. vi fu un fiorente traffico di ossidiana, vetro vulcanico utilizzato soprattutto in età neolitica per fabbricare lame, principalmente verso l’area del Golfo del Leone. Successivamente, verso la metà del secondo millennio a.C., prima i navigatori micenei, poi i mercanti orientali furono attratti dalle ricchezze minerarie dell’isola e dalle possibilità offerte dal mercato dei metalli.

Quantunque si possa segnalare la presenza di alcune miniere in Sardegna, si può ricordare soprattutto un intenso traffico di rame in arrivo da Cipro, che, non era di per sé sufficiente a soddisfare le richieste di mercato. Invece, sono da citare in uscita verso i mercati dell’Oriente grandi quantità di argento, metallo che costituiva la base delle transazioni commerciali.

E’ necessario precisare che le miniere e forse anche una parte del processo di trasformazione dei minerali erano diretto appannaggio delle popolazioni nuragiche, che erano proprietarie dei giacimenti.

Quindi, a partire dal XIV secolo a.C., lungo le coste della Sardegna si alternarono prima i mercanti micenei, poi, in successione, dopo la dissoluzione della talassocrazia micenea e dopo l’invasione dei “Popoli del Mare”, a partire dai primi decenni del XII secolo a.C., iniziarono ad arrivare i naviganti vicino-orientali, dapprima i Filistei, seguiti dai Ciprioti e dai Siriani del nord e, infine dai Fenici.

Verso la fine del IX secolo a.C. inizia a mutare il tipo di approccio dei Fenici verso l’Occidente mediterraneo e con i primi anni dell’VIII secolo a.C. s’indeboliscono progressivamente e poi, successivamente, cessano i contatti commerciali con l’Oriente. Gli abitanti delle città del Libano, soprattutto di Tiro, pressati principalmente da problemi politici interni e da reiterate aggressioni esterne da parte dei sovrani assiri, si allontanano definitivamente dalla madrepatria per cercare risorse intatte e nuove ragioni di vita in Occidente.

I primi anni dell’VIII secolo a.C. vedono la nascita dei primi impianti urbani fenici nel Mediterraneo occidentale e dunque in Sardegna. In questo periodo, l’approccio fenicio sembra animato da una concomitanza di interessi, tra i quali non solo quelli commerciali, che, anzi, non sembrano rivestire soverchia importanza.

Attorno al 550 a.C., richiamata dai ricchi mercati della Sicilia e dalle situazioni conflittuali che si verificavano tra le città fenicie e quelle greche, che occupavano la parte orientale dell’isola, Cartagine sbarcò in Sicilia. Qualche anno dopo Cartagine, sollecitata dalle ricchezze minerarie e agricole dell’isola, tentò l’impresa anche in Sardegna. E’ attorno al 540 a.C. che la metropoli africana inviò nell’isola un esercito comandato dal generale Malco, figura controversa che sembra volesse assurgere al rango regale.

Pochi anni dopo, attorno al 525 a.C., gli eserciti di Cartagine ritornarono in Sardegna. Questa volta al loro comando erano stati preposti Asdrubale e Amilcare, figlio di Magone, il generale che attorno al 560 a.C. aveva conquistato la Spagna.

I Cartaginesi ebbero ragione della Sardegna, che divenne parte dell’impero di Cartagine. Nel trattato di pace siglato nel 509 a.C. tra Cartagine e Roma, appena liberatasi dalla sudditanza etrusca, secondo quanto tramanda lo storico greco Polibio, la Sardegna appare come un territorio politicamente soggetto al dominio cartaginese.

La conquista cartaginese della Sardegna non fu certamente indolore, ma fu meno drastica di quanto si possa ritenere. Infatti, le singole città conservarono il loro stato di diritto, come traspare dalla documentazione superstite, costituita, per esempio, dalle iscrizioni dedicatorie del tempio di Antas, nelle quali gli offerenti si dicono cittadini di Sulky e di Karaly. E’proprio il tempio di Antas che marca la politica cartaginese in Sardegna, poiché l’intervento di Cartagine nell’isola è volto a impadronirsi delle ricchezze minerarie, praticamente inutilizzate nella precedente età fenicia, e a sfruttare le vaste potenzialità agricole, prima inutilizzabili, poiché in mano ai ricchi cantoni nuragici dell’area campidanese.

                                                                                                                                                                  Prof. Piero Bartoloni

Prof. Piero BartoloniBiografia.

Piero Bartoloni è professore ordinario di Archeologia fenicio-punica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari. Dal 1997 al 2002 è stato Direttore dell’Istituto per la Civiltà fenicia e punica del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

 

È Direttore della Scuola di Dottorato “Storia, letterature e culture del Mediterraneo” dell’Università di Sassari, con sede presso il Dipartimento di Storia. È’  Direttore Scientifico della Rivista “Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae” e Direttore del Museo Archeologico Comunale “Ferruccio Barreca” di Sant’Antioco. Dal 1964 ha condotto scavi archeologici e prospezioni in Italia, Malta, Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Tunisia, Marocco e Spagna.

 

Attualmente, in Sardegna, dirige gli scavi archeologici a Sant’Antioco e a Monte Sirai e, in Tunisia, a Zama Regia e a Nabeul. Nei suoi studi si è occupato della cultura materiale fenicia e punica e, in particolare, degli amuleti, delle stele dei tofet, della ceramica vascolare e, inoltre, della marineria cartaginese. È autore di oltre duecento pubblicazioni a carattere scientifico, tra le quali una quindicina tra libri e monografie.

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