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navi nuragiche

 

Sarebbe interessante, prima di rispondere, formulare la seguente domanda: al giorno d’oggi: i sardi navigano?
Forse alcuni risponderebbero dicendo che la Sardegna sembra avere un’attitudine più agro-pastorale che marinara, a differenza delle popolazioni di altre regioni italiane, quali ad esempio i liguri, i campani o i siciliani. Ovvero i sardi non sembrano essere un popolo di navigatori.
Eppure comandanti ed equipaggi sardi navigano su navi in tutto il mondo, i porti dell’isola traboccano di imbarcazioni da diporto e la pesca costiera e d’altura è ben rappresentata. Qualcuno ha tentato la regata in solitario intorno al mondo e tanti partecipano alle regate delle vele latine, o alla Barcellona-Alghero, o alle regate delle Costa Smeralda. Il prestigioso centro velico di Caprera è famoso in tutto il Mediterraneo e sono inoltre presenti sull’Isola molte altre scuole, associazioni e club nautici. E’ stata inventata la regata a vela senza scalo intorno all’Isola e si sta organizzando l’ambitissima Vuitton Cup.
Si pesca, per antica tradizione, il tonno rosso ed il corallo. Sono numerose le processioni religiose a mare e le attività tradizionali dei maestri d’ascia.
Ma per tutti, ancora oggi i sardi, sembrano non navigare. E in passato?

Che gli antichi sardi, intesi come singoli marinai, navigassero non c’è alcun dubbio. E’attestato che già dall’Età Nuragica, i sardi facevano parte di equipaggi, probabilmente misti, su navi che commerciavano in lungo e in largo per il Mediterraneo. In particolare su navi di armatori fenici e poi punici.
Di molti sardi imbarcati su navi da guerra romane conosciamo anche i nomi (G.L. Nonnis – Marinai sardi nella flotta di Roma antica– D. Zedda Editore, 2009).

Tra il II ed il I millennio a.C. la civiltà nuragica ha dimostrato di avere grandi capacità costruttive, una grande originalità culturale e una perfetta e razionale gestione del territorio dell’Isola. Sono attestati commerci e scambi culturali con le altre popolazioni mediterranee. Sono presenti nuraghi costieri con l’evidente funzione di facilitare gli approdi delle navi (molto significativo è il nuraghe costiero di Cala del Vino – Alghero – recentemente scoperto).

Sono arrivate a noi circa 150 navicelle in bronzo di una tipologia personalissima ed assolutamente uniche nel contesto mediterraneo.
Resti di cibo, trovati in villaggi nuragici, testimoniano un’attività di pesca d’altura. Su varie isole minori della Sardegna sono presenti nuraghi.
Ma, soprattutto, è difficile pensare che una civiltà evoluta ed originale, arrivata in qualche modo dall’esterno, abbia fatto marcire le navi sugli scali e si sia rinchiusa nel recinto dell’isola.

Non era difficile vedere navi straniere e copiarne le tecniche costruttive. E poi l’isola andava difesa anche con un pattugliamento di imbarcazioni armate.
E’ anche possibile che qualche imbarcazione nuragica si sia data alla pirateria (lo stesso Omero racconta che la pirateria era cosa assai comune) collegandosi così con i racconti sui Popoli del Mare, e sulla vittoriosa battaglia navale di Ramses II (e seguente battaglia terrestre di Qadesh contro gli Ittiti).
Non rimane che approfondire le ricerche storiche e scientifiche per restituire ai Sardi dell’Età del Bronzo quelle conoscenze marinare che non potevano non possedere.

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